Ouvir o texto...

terça-feira, 8 de dezembro de 2015

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Italia. -- O Museu Arqueológico Nacional de Nápoles, Itália.

Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei primi costituiti in Europa in un monumentale palazzo seicentesco tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, può vantare il più ricco e pregevole patrimonio di opere d’arte e manufatti di interesse archeologico in Italia. In esso sono esposti oltre tremila oggetti di valore esemplare in varie sezioni tematiche e conservati centinaia di migliaia di reperti databili dall’età preistorica alla tarda antichità, sia provenienti da vari siti antichi del Meridione, sia dall’acquisizione di rilevanti raccolte antiquarie, a partire dalla collezione Farnese appartenuta alla dinastia reale dei Borbone, fondatori del Museo.



Il primitivo impianto dell’edificio, rimasto incompiuto e destinato alle Scuderie Vicereali, di cui resta oggi solo il portale in piperno sul lato occidentale lungo via Santa Teresa, fu costruito, per ordine del viceré di Spagna, don Pedro Giron, nel 1585, dall’architetto G. V. Casale. 

La struttura venne trasformata, nel 1610 - 1615, ad opera dell’architetto Giulio Cesare Fontana, al fine di trasferirvi gli Studi: il suo progetto prevedeva la realizzazione di una fabbrica caratterizzata da un corpo centrale a due piani, sopraelevato rispetto alle due ali laterali ad un solo livello. Tuttavia, il progetto non fu portato a termine, e furono completati solo l’ala occidentale ed il corpo centrale. La facciata, riccamente decorata, presentava un susseguirsi di finestre e nicchie alternate, interrotto soltanto dal portone centrale e dai due laterali. Le finestre, con cornici variamente ornate, erano sormontate da vasi marmorei situati sui frontoni e da medaglioni con mezzi busti, mentre nelle nicchie erano statue antiche con integrazioni moderne. Il cornicione del palazzo era completato da una balaustrata in marmo con vasi e pinnacoli. Anche il corpo centrale era sormontato da statue ai lati del timpano, e da vasi e obelischi ad affiancare una piccola struttura ad arco con la campana dell’orologio. 

Nell’edificio l’Ateneo napoletano rimase per oltre un secolo e mezzo fino al suo trasferimento nel Real Convitto del Salvatore nel 1777. 

Sul finire del Settecento gli architetti Ferdinando Fuga, prima, e Pompeo Schiantarelli, poi, si apprestarono ad ampliare il vecchio Palazzo degli Studi per convertirlo a Museo universale, secondo il modello culturale enciclopedico allora in voga: “per uso del Real Museo di Portici, la Quadreria di Capodimonte, la Gran Libreria Publica, le Scuole per le tre Belle Arti (Pittura, Scultura ed Architettura), e la "Stanza per lo studio del Nudo”. In questi anni il Palazzo perse quasi tutte le sue decorazioni scultoree e, innalzato di un piano, assunse l’aspetto più compatto e imponente che ancor oggi lo caratterizza. 

Tra il 1821 ed il 1825 l’architetto Pietro Bianchi, dopo averne terminato i lavori di restauro, completò l’edificio, con l’ampliamento dell’angolo nord-orientale, curando inoltre la sistemazione della statua di Ferdinando I di Borbone eseguita dal Canova posta in una nicchia, appositamente disegnata, nel mezzo dello scalone monumentale del Museo.

Nel 1777 con il trasferimento dell’Università nel Real Convitto del Salvatore, il re Ferdinando IV decise di destinare il seicentesco Palazzo degli Studi a sede del Museo Borbonico e della Real Biblioteca. Si andava così realizzando il progetto dei Borbone di creare a Napoli, capitale del Regno, un grandioso istituto per le arti, riunendo in un solo complesso il fondo librario, la ricchissima raccolta di antichità, appartenute ad Elisabetta Farnese, madre di Carlo III, divisa tra Roma e Capodimonte, e le collezioni archeologiche formatesi durante gli scavi intrapresi nelle cittadine vesuviane dal 1738 e precedentemente esposte nel Museo Ercolanese di Portici. 

Nonostante le difficoltà economiche ed i grandi rivolgimenti politici dell’epoca, che rallentarono notevolmente l’impresa, nel 1801 fu aperta al pubblico, nel Gran Salone della Meridiana, la “Real Biblioteca di Napoli”, e durante il decennio francese (1806 - 1815) si inaugurarono le prime sezioni del “Museo Reale”. Tornati i Borbone dal temporaneo esilio in Sicilia ed arricchito di nuove importanti collezioni, quali la Borgia, la Vivenzio, e parte della stessa collezione personale formata a Napoli da Carolina Murat, il Museo fu inaugurato nel 1816 col nome di Real Museo Borbonico. 

Nel corso del XIX secolo si susseguirono molte nuove immissioni sia di collezioni private, sia di materiali provenienti dagli scavi eseguiti in Campania e nell’Italia meridionale e soprattutto nell’agro Pompeiano e Vesuviano: tra il 1830 ed il 1840, tra i monumenti di prestigio, giunsero al Museo il mosaico di Alessandro e gli altri mosaici della Casa del Fauno, il “Vetro blu”, il “Vaso di Dario”. 

Nel 1860, con l’Unità d’Italia, il Real Museo Borbonico divenne proprietà dello Stato, assumendo la nuova denominazione di “Museo Nazionale”. Tra il 1863 ed il 1875 oltre ad arricchirsi della notevolissima collezione Santangelo, esso venne completamente riordinato da Giuseppe Fiorelli, secondo un criterio tipologico. 

Alla nuova riorganizzazione operata da Ettore Pais tra il 1901 ed il 1904 fecero seguito sistemazioni di singole collezioni, rese possibili anche dalla disponibilità di nuovi spazi creatisi con i trasferimenti, nel 1925, della Biblioteca nel Palazzo Reale di Napoli e, nel 1957, della Pinacoteca nell’attuale Museo di Capodimonte. Rimasero così in questa sede soltanto le ricche collezioni di antichità, cosicché il Museo iniziò ad assumere la sua odierna identità di Museo Archeologico. 

Attualmente, quasi ultimato un restauro radicale dell’edificio, si va realizzando una globale nuova sistemazione delle collezioni tesa a documentare da un lato il collezionismo privato, dall’altro i vari contesti topografici di scavo.



http://cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale


Cultura e conhecimento são ingredientes essenciais para a sociedade.

Vamos compartilhar.

--br via tradutor do google
O Museu Arqueológico Nacional de Nápoles, Itália.

O Museu Arqueológico Nacional de Nápoles, um dos primeiros feitos na Europa, em um edifício do século XVII monumental entre o final do século XVIII e início do século XIX, possui a coleção mais rica e valiosa de obras de arte e artefatos de interesse arqueológico na Itália . 

Nele estão expostos mais de três mil objetos de valor exemplar em várias secções temáticas e manteve centenas de milhares de artefatos que datam da pré-história até final da Antiguidade, tanto a partir de vários locais antigos do Sul, é a aquisição de coleções importantes antiquários, começando da coleção Farnese, que pertencia à dinastia real dos Bourbons, os fundadores do Museu.

-
A estrutura original do edifício permaneceu inacabado, visando o Stables vice-real, que permanece até hoje o único portal de Piperno, no lado oeste ao longo da Via Santa Teresa, foi construída por ordem do vice-rei da Espanha, Don Pedro Giron, em 1585, a partir de 'arquiteto GV Casale.

A estrutura foi transformada, em 1610 - 1615, pelo arquiteto Giulio Cesare Fontana, a fim de transferi-lo Estudos: seu projeto envolveu a construção de uma planta caracterizada por uma central de dois andares, erguido acima as duas alas laterais a um único nível. No entanto, o projeto nunca foi concluído, e só foi concluída a ala oeste eo corpo central. A fachada, ricamente decorado, teve uma sucessão de janelas alternadas e nichos, quebrado apenas pela porta central e dois laterais. 

As janelas, emoldurados diversamente decoradas, foram cobertas por vasos de mármore situados na parte frontal e medalhões com bustos e estátuas nos nichos que eles estavam antigo com adições modernas. A cornija do edifício foi concluído por uma balaustrada de mármore com vasos e pináculos. O edifício principal foi coberto por estátuas de ambos os lados do tímpano, e vasos e obeliscos para apoiar um pequeno arco com o sino do relógio.

Construindo a Universidade de Nápoles permaneceu por mais de um século e meio, até que ele mudou-se em Real Convitto o Salvador em 1777.

O arquitetos final do século XVIII Ferdinando Fuga, em primeiro lugar, e Pompeu Schiantarelli, em seguida, eles determinaram para expandir o antigo Palácio dos Estudos para converter um museu universal, de acordo com o modelo cultural enciclopédica então em voga: "para uso do Museu Real de Portici, a Galeria de Imagens de Capodimonte, a Grande Biblioteca Publica, as Escolas para os três Belas Artes (Pintura, Escultura e Arquitetura), e "Room for the Study of Nude". Nos últimos anos, o prédio perdeu quase todas as suas decorações esculpidas e, outra andares, assumiu a aparência mais compacta e impressionante que ainda caracteriza.

Entre 1821 e 1825 o arquiteto Pietro Bianchi, depois de ter completado o trabalho de restauração, concluída a construção, com a extensão do Nordeste, também cuidar do alojamento da estátua de D. Fernando I de Bourbon executado por Canova em um nicho, especialmente concebido, no meio da escadaria monumental do museu.

-
Em 1777, com a transferência da Universidade do Real boarding o Salvador, o rei Fernando IV decidiu atribuir o século XVII Palazzo degli Studi na sede do Museu Bourbon e da Biblioteca Real. Foi alcançando assim o projeto para criar o Bourbon, em Nápoles, capital do Reino, uma grande instituição para as artes, reunindo num único complexo a coleção de livros, a rica coleção de antiguidades pertencentes a Elisabetta Farnese, a mãe de Carlos III, dividido entre Roma e Capodimonte, e as colecções arqueológicas formados durante as escavações realizadas nas cidades do Vesúvio em 1738 e anteriormente expostas no Museu de Portici Herculano.

Apesar das dificuldades econômicas e as grandes convulsões políticas da época, o que atrasou consideravelmente a empresa, em 1801, foi aberto ao público, no Grande Salão do Meridian, a "Biblioteca Real de Nápoles", e durante a década francês (1806-1815 ) foram inaugurou a primeira seção do "Museu Real". Os Bourbons retornaram do exílio temporário na Sicília e enriquecido com novas coleções, como o Borgia, o Vivenzio, ea mesma coleção pessoal formado em Nápoles por Caroline Murat, o Museu foi inaugurado em 1816 sob o nome de Real Bourbon Museum.

Durante o século XIX, seguido muitas novas entradas de ambas as coleções particulares, tanto de materiais provenientes das escavações realizadas em Campania e sul da Itália e especialmente na zona rural e Pompeian Vesuvius: entre 1830 e 1840, entre os monumentos de prestígio , chegaram ao Museu do mosaico de Alexander e os outros mosaicos da Casa do Fauno, o "vidro azul", o "Vaso de Dario."

Em 1860, com a unificação da Itália, o Bourbon Museu Real tornou-se propriedade do Estado, e mudou seu nome para "Museu Nacional". Entre 1863 e 1875, bem como enriquecer a coleção notável Santangelo, foi completamente rearranjadas por Giuseppe Fiorelli, de acordo com um critério tipológico.

A nova reorganização no Ettore Pais entre 1901 e 1904 foi seguido por alojamento de coleções individuais, tornada possível pela disponibilidade de novos espaços criados com as transferências, em 1925, a Biblioteca do Palácio Real de Nápoles e, em 1957, a Galeria de Arte no Museu de Capodimonte atual. Então eles estavam aqui apenas as ricas colecções de antiguidades para que o Museu começou a assumir a sua identidade presente do Museu Arqueológico.


Atualmente, quase completou uma restauração radical do prédio, ele vai criar um novo compromisso global de colecções destinadas a documentar um lado, os colecionadores privados, por outro lado, a vários contextos escavação topográfico.

Perspektivet Museum is located in Mackgården, Noruega -- Perspektivet Museu está localizado em Mackgården, Noruega

Perspektivet Museum (PEM) is a public foundation for museum activity in the City of Tromsø and surrounding area. The museum is participating in the national museum reform and has taken over collections and property from the now-closed Tromsø City Museum and Troms Folk Museum.



In 2002, PEM started using one of the city’s most beautiful wooden buildings, a listed neoclassical estate built by merchant Daniel Mack in 1838. In the spring of 2004, the museum was opened to the public with exhibitions on two floors, a café and museum shop.

PEM is a young institution under construction in a bustling university town in growth. The ethnic, religious, linguistic and cultural diversity in the city characterises the museum’s profile and choice of perspectives. The same is true for the museum’s specialisation within recent cultural history and contemporary documentation.

With a starting point in current problems and themes of our present day, PEM is working with projects over several years. In the period 2004-2006, the situation of Russian seamen in today’s Tromsø will be illustrated through a comprehensive documentation project.

PEM is in the casting ladle in the national museum network. In this picture, we see PEM as a future centre for museum activity in the capital of North Norway, with composite competence and international orientation towards the northeast regions.

In the same block where the museum stands today, there are plans to build a new construction with first-class premises for communication and preservation of the collections. In this way, we hope to be able to realise Perspektivet Museum as an important display window and debate arena in North Norway.




Perspektivet Museum (PEM) draws inspiration from the ongoing social debate and gets directly involved in a variety of contemporary themes through documentation and dialogue. We believe that the museum should be a central arena for imparting current knowledge, debates and conversations, and that the museums’ strength lies in uniting deeper insight with communication to as many people as possible. The museum as a local academy focuses more on points of view than geographic territories as foundations for personal and cultural identification. Ideally, the museum can present alternative interpretations and stories than those that dominate the media picture, and thereby cause us to speculate about our own life and our place within society.

Diverse Tromsø provides a wealth of material for different or contradictory perspectives on society, cultures and life. The Tromsø Region is a plutocratic society; it is culturally, linguistically, religiously and ethnically composed. The traditional element of the Samis is clearly visible today as well, as are the Russians, who are one of the largest immigrant groups. The city is in constant growth, attracting new people from far and near. Today more than 110 different nationalities are represented.

Contact with the northeast regions has always left its mark on the Tromsø Region. From early on, the immigration of Kvens from Finland, trade with Russian Pomors and the seasonal migrations of the Samis towards the coast gave this region an international flavour. And the city’s status as “The Gateway to the Arctic” to important whaling and sealing grounds and fisheries resources attracted people from a variety of nations.

Many pasts and many stories demonstrate variation, diversity and contrasts. PM wants to angle historic and current themes in such a way that contrasts in values, attitudes and philosophies of life come forth. The presentation of different pasts and points of view can hopefully contribute towards understanding and respect for the fact that others have a different picture of reality than we ourselves have.



STORGATA 95










Perspektivet Museum is located in Mackgården, a listed patrician house from 1838 to which a great deal of Tromsø residents have a relationship. For 90 years, from 1911-2001, the building was known under the name Folkets Hus (People’s House). All sorts of activities took place here, from political electioneering meetings to chess tournaments, a café, senior citizens’ exercise groups and rock concerts. Before the labour movement took over, Mackgården was one of the city’s distinguished private homes for merchants and directors. In her youth, the famous author Cora Sandel lived here for several years with her family.

Today, the stately neoclassical mansion houses the museum’s administration with the employees’ offices, exhibitions on three levels, Café Cora and a small shop with postcards, books, gifts, etc.



FOLKEPARKEN OPEN-AIR MUSEUM









At the south point of Tromsøya stands Folkeparken Open-Air Museum – and the former Troms Folk Museum. The facility is beautifully situated in the city’s most popular excursion area.

Kvitnesgården and Stornaustet have been open to the public since 1998. Perspektivet Museum seeks through exhibitions and arrangements to create a pleasant and interesting environment with a starting point in the old coastal culture. The coastal population’s contact with the outside world has also left is visible signs on the material culture, and the museum has therefore chosen to look at the coastal culture in an international perspective.

The open-air museum in Folkeparken is the county’s oldest and consists of 13 houses from Tromsø and the surrounding district. Troms Folk Museum, established in 1952, built up the facility during a 30-year period, with the good help of its enthusiastic members in the Troms Folk Museum Association.

The road Kvaløyveien divides the museum area into two “courtyards”. By the sea stands the beautiful Kvitnesgården along with a large boathouse, Stornaustet, and buildings that were originally located in Tromsø. On the opposite side of the road stands Mortengården, constituting the centre in a cluster of six log houses. Down by the seaside is the boathouse Engenesnaustet with boats and tools from the 19th century.

Kvitnesgården from 1826 was the main building at the Kvitnes trading post on the island of Vannøya in Nord-Troms. Here, the visitors get a glimpse into life at the old trading centres in North Norway. They were financial and social centres, open to impulses from the outside world. The exhibition “Lovely Beings” is about young, single women at the trading centres the way they are portrayed in literature, while “Klunkestua” shows a reconstructed living room from the end of the 19th century.

In Stornaustet, the two well-used “fembøringer” (special 10-oar Nordland boats), “Merkur” and “Drauen”, occupy the centre of the exhibition “In Cod We Trust”. The exhibition focuses on the important roles and work of the women before the Lofoten Fishery in older times, and on the international trade with clipfish and stockfish as raw materials in the food traditions of foreign lands. The slide show “Fiskelykke” (Good Fortune in Fishing) takes the audience along on the Lofoten Fishery in a reconstruction of “Drauen”.

Mortengården was originally located in Straumshamna on the island of Kvaløya. It is named after Morten Andreassen, born in 1876, who was the last in his line to live in Straumshamna. The oldest part of the house is a small two-room cottage built during the last half of the 18th century. In the prosperous years around 1850, Mortengården was extended with a second floor built of logs. There was a new small room, exterior panelling and a beautiful portal in neoclassical style with initials and date. The way the house stands today, it is a typical representative for the so-called “midtgangstue” (gangway cottage). Judging by its size, farming and fishing must have yielded a good return for building owner Hans Simon Kristoffersen. Mortengården was inhabited until the 1950s, at which time it was taken over by Troms Folk Museum and erected in Folkeparken Open-Air Museum as the first building that could be shown to interested visitors.

The exhibitions in Kvitnesgården and Stornaustet can be visited during the summer season. For further information about opening hours and arrangements in Folkeparken, contact Perspektivet Museum by calling telephone number: (+47) 77 60 19 10, or visit our websites.



STRAUMEN FARM











Straumen Gård (farm) is beautifully situated in Straumsbukta on the island of Kvaløya, about 40 kilometres from Tromsø city centre. The facility is located near the excursion site Hella and the road to Sommarøy, and is well worth a visit.

When the farm was abandoned in the 1960s, Troms Folk Museum took over a very intact and authentic facility, with inventory and implements that belonged to the farm. Today, Straumen Gård is a local museum with an historic atmosphere for arrangements, guided tours and animated teaching.

Straumen Gård consists of 10 buildings, the majority of which were constructed around the middle of the 19th century. Along the beach stand houses for the people and cooking, while cowsheds, stables and barns stand at the outer edge of the courtyard. The sea houses that were part of the facility, two boathouses and a shed are unfortunately gone. The farm has apparently not been divided up, such that the old courtyard shape has been preserved, and we can take delight in an exceptional cultural monument: A virtually intact farm facility which also has retained tools, implements and inventory from the time when there was life in the houses.

Straumen Gård had a favourable location in relation to resources on land and in the sea. It also became a central meeting place for people in the village. For a while, school was held in the cottage, and both postal and goods services were conducted from Straumen Gård.

In the 1960s, the farming operations were closed down and the farm was sold to Troms Folk Museum. The museum took over Bensjordstua from the neighbouring farm and set this up on the property. With the help of government subsidies and great amounts of voluntary work by local residents, the beautiful farm facility was restored and put into use as a local museum.


tour - 360º link








http://www.perspektivet.no/en/about-us/


Cultura e conhecimento são ingredientes essenciais para a sociedade.

Vamos compartilhar.



--br via tradutor do google

Perspektivet Museu está localizado em Mackgården, Noruega

Perspektivet Museum (PEM) é uma fundação pública para a atividade museu na cidade de Tromsø e área circundante. O museu está a participar na reforma do museu nacional e assumiu coleções e propriedade do Museu da Cidade Tromsø agora fechado e Troms Folk Museum.

Em 2002, a PEM começou a usar uma das mais belas construções de madeira da cidade, uma propriedade neoclássica registado construído pelo comerciante Daniel Mack em 1838. Na primavera de 2004, o museu foi aberto ao público com exposições em dois andares, um café e museu loja.

PEM é uma jovem instituição em construção em uma cidade universitária movimentada em crescimento. A diversidade étnica, religiosa, linguística e cultural na cidade caracteriza perfil e escolha de perspectivas do museu. O mesmo é verdadeiro para a especialização do museu na história cultural recente e documentação contemporânea.

Com um ponto de partida para os problemas atuais e temas do nosso tempo presente, PEM está trabalhando com projetos ao longo de vários anos. No período 2004-2006, a situação dos marinheiros russos em Tromsø de hoje será ilustrada através de um projeto de documentação abrangente.

PEM é na panela de vazamento na rede museu nacional. Nesta foto, vemos PEM como um futuro centro para a atividade museu na capital do Norte da Noruega, com competência composto e orientação internacional para as regiões Nordeste.

No mesmo bloco onde o museu está hoje, existem planos para construir uma construção nova, com instalações de primeira classe para a comunicação e preservação das coleções. Desta forma, esperamos ser capazes de perceber Perspektivet Museum como uma importante janela de exposição e arena de debate no Norte da Noruega.

Entre muitas REALIDADES

Perspektivet Museum (PEM) inspira-se o debate social em curso e recebe diretamente envolvido em uma variedade de temas contemporâneos, através de documentação e diálogo. Acreditamos que o museu deve ser uma arena central para transmitir conhecimentos atuais, debates e conversas, e que a força dos museus reside em unir visão mais profunda com a comunicação para tantas pessoas quanto possível. O museu como uma academia local se concentra mais em pontos de vista de territórios geográficos como fundações para identificação pessoal e cultural. Idealmente, o museu pode apresentar interpretações e histórias do que aqueles que dominam o quadro de mídia, e, assim, levar-nos a especular sobre a nossa própria vida e do nosso lugar dentro da sociedade alternativas.

Diverse Tromsø oferece uma riqueza de material para perspectivas diferentes ou contraditórias sobre sociedade, cultura e vida. A Região Tromsø é uma sociedade plutocrática; é culturalmente, linguisticamente, religiosamente e etnicamente composta. O elemento tradicional da Samis é claramente visível hoje também, como são os russos, que são um dos maiores grupos de imigrantes. A cidade está em constante crescimento, atraindo novas pessoas de longe e de perto. Hoje mais de 110 nacionalidades diferentes são representadas.

O contato com as regiões nordeste sempre deixou a sua marca na Região Tromsø. Desde cedo, a imigração de Kvens da Finlândia, o comércio com Pomors russas e as migrações sazonais do Samis para a costa desta região deu um sabor internacional. Eo status da cidade como "a entrada para o Ártico" a caça à baleia importante e vedação terras e dos recursos haliêuticos atraiu pessoas de uma variedade de nações.

Muitos passados ​​e muitas histórias demonstram variação, diversidade e contrastes. PM quer ângulo histórico e temas atuais, de tal forma que contrasta em valores, atitudes e filosofias de vida sai para fora. A apresentação de passados ​​diferentes e pontos de vista pode vir a contribuir para a compreensão e respeito para o fato de que os outros têm uma imagem diferente da realidade do que nós mesmos temos.



Storgata 95

Perspektivet Museu está localizado no Mackgården, numa casa aristocrata listados de 1838 a que uma grande quantidade de moradores Tromsø ter um relacionamento. Por 90 anos, 1911-2001, o edifício foi conhecido sob o nome Folkets Hus (Casa do Povo). Todos os tipos de atividades aconteceram aqui, desde reuniões Eleitoreiras políticos para os torneios de xadrez, um café, grupos de exercício de idosos e concertos de rock. Antes do movimento operário assumiu, Mackgården foi um dos ilustres casas particulares da cidade para os comerciantes e diretores. Em sua juventude, o famoso autor Cora Sandel viveu aqui por vários anos com sua família.

Hoje, a mansão neoclássica imponente abriga a administração do museu, com escritórios dos trabalhadores, exposições em três níveis, Café Cora e uma pequena loja com cartões postais, livros, presentes, etc.



FOLKEPARKEN Open-Air Museum

No ponto sul de Tromsøya está Folkeparken Open-Air Museum - e do antigo Museu Troms Folk. A instalação está maravilhosamente situado na área excursão da cidade mais popular.

Kvitnesgården e Stornaustet ter sido aberto ao público desde 1998. Perspektivet Museu procura através de exposições e arranjos para criar um ambiente agradável e interessante, com um ponto de partida para a cultura costeira de idade. Contato da população costeira com o mundo exterior é também deixou sinais visíveis sobre a cultura material, eo museu tem, portanto, escolhido para olhar para a cultura costeira, numa perspectiva internacional.

O museu ao ar livre em Folkeparken é o concelho do mais antigo e é composto por 13 casas de Tromsø e da zona circundante. Troms Museu Folclórico, fundado em 1952, construiu a instalação durante um período de 30 anos, com a boa ajuda de seus membros entusiastas do Museu Associação Troms Folk.

A estrada Kvaløyveien divide a área do museu em duas "pátios". À beira-mar fica a bela Kvitnesgården juntamente com uma grande garagem de barcos, Stornaustet, e edifícios que foram originalmente localizados em Tromsø. No lado oposto da estrada está Mortengården, que constitui o centro de um cluster de seis casas de madeira. Para baixo à beira-mar é o ancoradouro Engenesnaustet com barcos e ferramentas do século 19.

Kvitnesgården desde 1826 foi o edifício principal, no posto de troca Kvitnes na ilha de Vannøya em Nord-Troms. Aqui, os visitantes obter um vislumbre da vida nos centros comerciais antigos em North Norway. Eram centros financeiros e sociais, abertos a impulsos do mundo exterior. A exposição "Seres Adorável" é sobre jovens, mulheres solteiras nos centros comerciais da maneira como eles são retratados na literatura, enquanto "Klunkestua" mostra uma sala de estar reconstruído a partir do final do século 19.

Em Stornaustet, os dois bem-usado "fembøringer" (especiais 10 remo barcos Nordland), "Merkur" e "Drauen", ocupam o centro da exposição "No bacalhau nós confiamos". A exposição centra-se nos papéis importantes e trabalho das mulheres perante a Lofoten da pesca nos tempos mais antigos, e sobre o comércio internacional com clipfish e stockfish como matérias-primas nas tradições alimentares de terras estrangeiras. A apresentação de slides "Fiskelykke" (Good Fortune na Pesca) leva o público ao longo do Lofoten Fishery em uma reconstrução de "Drauen".

Mortengården foi originalmente localizado em Straumshamna na ilha de Kvaløya. É nomeado após Morten Andreassen, nascido em 1876, que foi o último em sua linha de viver em Straumshamna. A parte mais antiga da casa é uma pequena cabana de dois quartos construído durante a última metade do século 18. Nos anos de prosperidade em torno de 1850, Mortengården foi ampliada com um segundo andar construído de troncos. Houve uma nova sala pequena, exterior painéis e um belo portal em estilo neoclássico com iniciais ea data. A forma como a casa está hoje, é um típico representante para o chamado "midtgangstue" (casa de campo passadiço). A julgar pelo seu tamanho, a agricultura ea pesca deve ter rendeu um bom retorno para o proprietário do edifício Hans Simon Kristoffersen. Mortengården foi habitado até 1950, altura em que foi tomado por Troms Folk Museum e erigidos em Folkeparken Open-Air Museum como o primeiro prédio que poderia ser mostrado para os visitantes interessados.

As exposições em Kvitnesgården e Stornaustet pode ser visitada durante a temporada de verão. Para mais informações sobre o horário de funcionamento e arranjos em Folkeparken, entre em contato Perspektivet Museu chamando número de telefone: (+47) 77 60 19 10, ou visite os nossos websites.



Straumen FARM















Straumen Gård (fazenda) está maravilhosamente situado no Straumsbukta na ilha de Kvaløya, cerca de 40 km do centro de Tromsø. A instalação está localizada perto do local da excursão Hella ea estrada para Sommarøy, e vale bem a pena uma visita.

Quando a fazenda foi abandonada na década de 1960, Troms Folk Museum assumiu uma facilidade muito intacto e autêntico, com inventário e implementos que pertencia à fazenda. Hoje, Straumen Gård é um museu local com uma atmosfera histórica para arranjos, visitas guiadas e ensino animado.

Straumen Gård é composto por 10 edifícios, a maioria dos quais foram construídos em meados do século 19. Ao longo da praia ficam as casas para as pessoas e cozinhar, enquanto estábulos, estábulos e celeiros ficar na borda externa do pátio. As casas do mar que faziam parte da instalação, dois botes e um galpão são, infelizmente, desapareceu. A fazenda não tenha aparentemente sido dividida, de modo que a forma pátio velho foi preservado, e nós podemos ter prazer em um monumento cultural excepcional: Uma instalação de farm praticamente intacto, que também manteve ferramentas, implementos e inventário a partir do momento em que houve a vida nas casas.

Straumen Gård tinha uma localização favorável em relação aos recursos em terra e no mar. Ele também se tornou um local de encontro central para as pessoas na aldeia. Por um tempo, a escola realizou-se na casa de campo, e ambos os serviços postais e de bens foram realizadas de Straumen Gard.

Na década de 1960, as operações agrícolas foram fechadas ea fazenda foi vendida para Troms Folk Museum. O museu assumiu Bensjordstua da fazenda vizinha e configurá-lo na propriedade. Com a ajuda de subsídios governamentais e grandes quantidades de trabalho voluntário por moradores locais, a bela academia fazenda foi restaurado e colocado em uso como um museu local.

MUSEOS: SOPORTES DIGITALES -- · en CREACIÓN, DISEÑO,MUSEO, MUSEOGRAFÍA, MUSEOLOGÍA, TECNOLOGÍA. ·

En el desarrollo de los actuales proyectos de museografía, uno de nuestros principales objetivos es que el visitante reciba la información y los contenidos del museo de una manera fluida y sencilla, sin aspavientos y, por supuesto, que sea accesible no importando la edad, el estatus cultural de todos y cada uno de los visitantes o el grupo étnico al que pertenece, entre otras muchas posibles consideraciones del perfil del público.


Los avances tecnológicos al servicio de la museografía, permiten generar un amplio abanico de soluciones que mejoran sustancialmente la “legibilidad del museo”. Siempre nos hemos manifestado como enemigos acérrimos de los paneles de información plana, esos repletos de texto pegados en las paredes que muy pocas personas leen, y mucho menos los niños y niñas. Estos avances que nos facilitan la transmisión de contenidos dentro del museo y en cualquier lugar relacionado con el patrimonio cultural, incluso estando a la intemperie, dotan a los contenidos explicados de un principio y de un fin, siendo una narración a la medida de todos, una historia lógica, comprensible y amable con todos nosotros.

“Tecnología al servicio de las personas”, (Park Assist)

Los mayores errores que cometen los responsables de los museos e instituciones relacionadas con el patrimonio, entre otros, es el de poner en manos del diseño de las comunicaciones didácticas a eruditos. El erudito padece de incontinencia verborréica hasta con lo más sencillo, muy parecido a cuando a un médico se le pide un diagnóstico. No los entiende nadie, convirtiendo el discurso del contenido en algo insufrible, soporífero, aburrido, insustancial, escasamente didáctico para los niños y niñas, por no decir nulo en su efecto didáctico. No decimos con esto que los eruditos no deban existir, pobrecitos, no es eso, lo que decimos es que debe existir un filtro que “traduzca” tanta avalancha de conocimiento hacia el indefenso visitante. Podríamos contar experiencias con eruditos que han sido realmente surrealistas.

“El final de una era”, Samsung

Pero volviendo al tema que nos ocupa hoy, la tecnología aporta propuestas muy interesantes y asequibles. Una de las más importantes es la posibilidad de diseñar recreaciones virtuales del patrimonio, por poner un ejemplo. Aquel patrimonio que está muy deteriorado puede ser “reconstruido” virtualmente, de forma digital y ser mostrado a los visitantes. Nuestros visitantes, así podrán comprender mucho mejor el contenido histórico – también el científico y técnico – sin tener que hacer grandes ejercicios con la imaginación, aunque en el caso de niños y niñas es muy importante que sí lo hagan, pero de otra manera.

Archivo EVE

Siendo aun más concretos, estamos hablando de proyectos que involucran soluciones como: representaciones virtuales de la realidad (pasada, presente y futura), reconstrucciones arquitectónicas en 2D y 3D, realidad aumentada, simulaciones digitales, realidad virtual, simulación espacial, efectos especiales, todo ello mejora hasta niveles verdaderamente altos la forma en que los visitantes reciben los contenidos del museo. El museo deja de ser algo agotador para la comprensión general para convertirse en una experiencia didáctica agradable y accesible.

Toshiba

Esos recursos, en principio, no están diseñados como soluciones interactivas, son emisores de información generando un mensaje de una dirección, solamente, siendo asimilados por el visitante de forma pasiva. Si estos recursos “pasivos” se combinan con estrategias de participación, entonces el valor de la recepción del contenido para el visitante se dispara, generando unos resultados excelentes para el público y también para el museo.

Xanlite

La posibilidad de introducir animaciones y juegos que representen escenas cotidianas relacionadas con las colecciones (exposiciones), hacen que estos se sitúen mucho más cerca de su valor y comprensión para el visitante, pudiendo vincularse a actividades de todo tipo. A los niños y niñas les gusta especialmente interactuar con el software instalado en los diferentes soportes tecnológicos al servicio de la difusión de contenidos, y que ahora están al alcance de todos los museos. Pero de eso hablaremos más adelante con detalle.

Ford



Espacio Visual Europa (EVE)


Cultura e conhecimento são ingredientes essenciais para a sociedade.

Vamos compartilhar.


Science Museum de Londres seleciona 5 finalistas para projetar sua nova entrada

Os escritórios Farshid Moussavi e HAT Projects estão entre os cinco finalistas para redesenhar a entrada do Science Museum de Londres. O projeto, que tem conclusão prevista para 2019, exige uma "nova entrada generosa e contemporânea" como parte de seu masterplan geral que pretende alterar um terço do museu ao longo dos próximos cinco anos. 





"O perfil e a abrangência dos escritórios selecionados refletem o nível de interesse em torno desse projeto e a ambição do masterlpan do Science Museum", comentou o porta-voz do museu. 



A lista de finalistas inclui:

Farshid Moussavi Architecture
HAT Projects
Pringle Richards Sharrett
Stanton Williams
Universal Design Studio


O vencedor será anunciado em fevereiro de 2016.




http://www.archdaily.com.br/br/778292/science-museum-de-londres-seleciona-5-finalistas-para-projetar-sua-nova-entrada


Cultura e conhecimento são ingredientes essenciais para a sociedade.

Vamos compartilhar.



Tareq Rajab Museum of Islamic Calligraphy, Kuwait

The Tareq Rajab Museum houses a collection of over thirty thousand items collected over the last fifty years, of which approximately ten thousand are on permanent display. Tareq Sayed Rajab was the first Kuwaiti to be sent abroad to study art and archaeology. While a student in the United Kingdom, he met his future wife, Jehan Wellborne, who from her childhood was interested in folklore and particularly the arts and life of exotic peoples and minorities. 



They got married in 1955 and after their return to Kuwait; Mr. Rajab was appointed as the first Director of the Department of Antiquities and Museums of Kuwait. He resigned from his post in 1969 and together with his wife opened the New English School for Kuwaiti and foreign children. By then they were already involved in collecting material for a future Museum of their own. They travelled all over the Islamic world and beyond to Central and South-East Asia and the Far East, collecting artefacts and photographing monuments, peoples, their customs, everything they believed could be used and exhibited in a museum. As a result of their hard work and research, they were able to open the Museum to the public in 1980.


The Museum is divided into two parts: in Area A, calligraphy, manuscripts, miniatures,ceramics, metalwork, glass, jade-, wood- and stone-carvings are exhibited. Area B contains objects which were produced in the Islamic world during the last ca. 250 years, i.e. costumes, textiles, jewellery and musical instruments.

In August 1990 and within the first week of the Invasion one side of the Museum had to be hurriedly but carefully packed away into any available boxes. These were then placed behind a convenient space which was blocked off. It was impossible to do much with the other side of the Museum with its textiles, musical instruments, jewellery and costumes, owing to lack of containers and mainly space. With the Iraqi army ceaselessly circling around every road and ready to be interested in any kind of activity, the best that could be managed was to separate each side from the other and then as far as possible block each one off.

The steps leading down in to the Museum with their show cases were left as they were, anything of a vaguely “Museum”. The great wooden Indian door facing onto the street were securely locked and bolted.

 


The reference library with its rare books and magazines pertaining to the Arab/Islamic world was blocked off from the main buildings as well. As it adjoined the empty side of the Museum that portion was reopened during the Air War for the neighbours to use as a bomb shelter if needed. The museum storage area in the upper part of the building was blocked away and the rest was Gods will. It was decided that the Museum would reopen its doors once again in September 1991.


In 2001, Tareq Rajab Museum opened Dar El Cid Exhibition Halls which is close to the Museum‘s main building. Its aim was to promote art and culture by the way of lectures and exhibitions. The galleries have been a huge success over these past five years and have not only housed our own additional material that we are unable to display in the main Museum such as the Indian Miniatures, David Roberts Lithographs of Egypt, Nubia and the Holy Land, as well as cultural Exhibitions such as The Carved Wooden Doors of Kuwait, the Gulf and Yemen and Glimpses of the Marsh Arabs,and many other visiting exhibitions from outside.

The Museum has two other major exhibitions abroad. Some three hundred objects, each with beautifully rendered inscriptions, were loaned to the newly built Asian Civilizations Museum in Singapore in 1997. A catalogue under the title ofHarmony of Letters was published for the occasion.. The second exhibition was opened in the Helikon Castle Museum, Keszthely, at Lake Balaton in Hungary, under the title of The World of Islam. The Arts of the Islamic World in the 18th – 20th centuries, which was opened in 2002.



On 14th March 2007, The Tareq Rajab Museum of Islamic Calligraphy opened its doors to the general public. Its aim is to trace the development of the Arabic script. The earliest script in the museum dates back to the 7th century up to the present day.



http://www.trmkt.com/startmain.htm


Cultura e conhecimento são ingredientes essenciais para a sociedade.

Vamos compartilhar.